Un piccolo telescopio catadiottrico uscito sul mercato
qualche anno fa e non più in produzione. Uno di quei telescopi super discussi e
criticati nel mondo dell’astrofilia. Nel test che ho eseguito e nelle modifiche
che ho dovuto apportare a questo catadiottrico non posso che confermare lo
scetticismo e le critiche che quest’ottica ha maturato nel tempo fino poi a
sparire dal mercato e a non essere attualmente più in produzione. Diversa la
storia del modello da 200mm che sembra aver avuto un maggior successo e favore
dagli astrofotografi.
Il modello esaminato dichiarato Vixen Original Maksutov è un
Cassegrain di tipo Klevtsov, ossia un complesso catadiottrico che monta un
gruppo ottico correttore in prossimità dello specchio secondario ed un primario
sferico di precisione. La criticità di quest’ottica già sul progetto iniziale che
dovrebbe garantire un’ottima correzione sferica e di campo, consiste nel fatto
che sono implicate varie superfici e gruppi ottici oltre ad essere presente
un’ostruzione davvero notevole dovuta al secondario e agli spider di sostegno.
Insomma qual è il senso di un simile telescopio?
Teoricamente la planarità di campo e l’utilizzo proficuo come potente
teleobiettivo o astrografo. La compattezza
e leggerezza.
La presenza di un flip mirror consente di shiftare dalla
posizione osservativa a quella fotografica, ma il sistema adottato genera una
differenza nel punto di fuoco oltre che nella collimazione, motivo per cui il
modello esaminato l’ho impostato in visione diretta.
La costruzione è
buona con le solite finiture bianco/rosse della Vixen ed una targhetta blu ove
si indicano le caratteristiche ottiche dello strumento.
Purtroppo la manopola che agisce sul meccanismo del flip
mirror è in materiale plastico e come ho potuto verificare copre pure una delle
tre coppie delle viti di collimazione, motivo per cui sfilarla è un rischio
piuttosto concreto che si possa rompere la plastica che va ad inserirsi sul
meccanismo a scatto con la quasi matematica certezza che alla terza volta che
collimate lo strumento la manopola si rompa e rimaniate bloccati in visione
dritta o a 45 gradi. Potevano visto il
pregio del marchio Vixen adottare una manopola quantomeno con un rinforzo
metallico interno.
Il Vixen VMC 110
montato su una Eq5.
Il tubo ottico è in alluminio, molto leggero, e dispone di due coppie di fori per montare
sia la slitta originale che una per
treppiede fotografico.
All’interno emerge lo specchio sferico dotato di un’alta riflettività, il tubo
di focheggiatura minuscolo (quindi
scordatevi oculari grandangolari) e il supporto del secondario con 4 spider
curvi per non generare i classici spikes in visuale e in fotografia su stelle e
oggetti puntiformi. L’annerimento del tubo è standard, ma migliorabile. In fondo alla culatta del telescopio ci sono
due gommini che coprono due coppie di viti di collimazione, l’innesto per
oculari e accessori, la filettatura T2 e sulla sinistra la manopola che regola
il flip mirror. Questa come ho già detto va rimossa per accedere all’ultima
coppia di viti di collimazione.
Su queste viti ne ho sentite e viste di tutti i colori,
modifiche, sostituzioni ecc ecc. In
realtà non c’è alcun bisogno di sostituirle, la mancata tenuta della
collimazione è analoga a qualsiasi meccanismo che si trova in altri strumenti a
riflessione, qui il problema è dato dalle gommine che coprono le viti che una
volta reinserite possono andare a spostare di qualche frazione di giro le stesse
se non serrate a dovere. Motivo per cui è sufficiente tagliare per metà della
loro lunghezza questi tappini neri onde evitare qualsiasi interferenza sulla
meccanica.
L’interno del VMC, qui dopo l’inserimento di una fodera di
velluto nero per contenere i riflessi. Nel complesso la costruzione è buona ma
il meccanismo del flip mirror a mio parere è totalmente inadeguato e impreciso.
L’ottica:
Il cuore dello strumento è dato dal correttore posto a
distanza ravvicinata dal secondario e distanziato di pochi millimetri. Come si
vede nelle foto lo strumento è stato analizzato a fondo poiché inviatomi da un
amico astrofilo per un controllo. Le ottiche erano scollimatissime, ma c’è da
dire che con le tante superfici ottiche interposte, basta davvero spostarsi di
poco dalla collimazione ideale per avere un drammatico decadimento della
qualità d’immagine.
Lo schema ottico del
VMC ove si vedono anche le gomme che vanno a coprire le viti di collimazione.
Il correttore incorporato con lo specchio secondario, sin
dalla produzione risulta non annerito ai bordi ed in osservazioni effettuate
con il set up standard ho notato numerosi riflessi, dovuti sia alla mancanza di
un paraluce sul secondario sia alla mancanza di diaframmi interni. L’anello che
distanzia la lente dal secondario è inoltre totalmente lucido.
La prima prova sul campo ha evidenziato una pesante
scollimazione, presenza di coma, abnorme sferica e immagini planetarie,
stellari e lunari non leggibili. Impietoso il confronto con il TS Apo 115/800 che uso attualmente. Giove si mostrava come una macchia sfocata
anche a bassi ingrandimenti, circondato da un alone diffuso come se fosse
immerso nella nebbia.
La luna era più
dettagliata in un vecchissimo acro Paimax 50/500 che tra l’altro non è mai
stato un campione in termini di correzione.
Mi sono messo così a gestire la collimazione utilizzando la stella
Antares.
Munito di certosina pazienza ho impiegato più di due ore per
venirne a capo e avere una collimazione quantomeno decente a conferma di quanto
sia complesso collimare uno strumento del genere. Il margine di errore che il
VMC consente è davvero minimo. Con
l’ottica collimata il discorso è cambiato per
fortuna.
Sono riuscito ad osservare le principali bande di Giove ed
il transito di uno dei suoi satelliti, ma la definizione di immagine è rimasta
sempre bassa e nettamente inferiore a quella offerta da un Mak da 102mm e ancor
meno di quella di un Mak 127 Skywatcher.
Al reticolo di Ronchi si è confermata la presenza di una notevole aberrazione sferica con frange convesse e concave al variare della posizione di fuoco. La figura di diffrazione mostra oltre che a un importante spot centrale dovuto alla pesante ostruzione 4 baffi scuri radiali dovuti agli spider. A fuoco per fortuna i dischi stellari sono regolari con colori ben saturi, ma è emerso ad alto ingrandimento un lieve cromatismo laterale dovuto sicuramente al correttore posto sul secondario.
Immagini al reticolo di Ronchi 10 linee per mm sulla Stella Antares
Si evidenzia la
presenza di una notevole aberrazione sferica, in questo caso ottica fortemente
sotto correta nonostante il gruppo ottico correttore presente nello schema
ottico.
Scoraggiato dalle prestazioni visuali della prima sessione
osservativa sono passato a modificare il gruppo ottico correttore e l’interno
del tubo, annerendo tutto il perimetro
del correttore e rivestendo l’interno del tubo con una pellicola di velluto
nero dati gli abbondanti riflessi che ho riscontrato in osservazioni diurne e
sulla luna.
Le modifiche apportate al fine di aumentare il contrasto di quest’ottica che risente di una forte aberrazione sferica e di un’ostruzione elevata.
Nella serata successiva dopo aver finemente collimato lo
strumento e aver curato tutto il tragitto del fascio ottico proteggendolo da
riflessi indesiderati ho notato un netto miglioramento sulla capacità del VMC
di mostrare dettagli.
Giove a parità di seeing rispetto la sera precedente si è
mostrato nitido con le principali bande e la macchia rossa ben visibile, Saturno mostrava tutto il suo anello con la
divisione di Cassini. Purtroppo era sempre presente un po’ di luce diffusa
dovuta al residuo di sferica importante che caratterizza questo modello, ma in
modo meno marcato rispetto al set up iniziale.
Sulla Luna ho ottenuto immagini buone con un contrasto più
che discreto e una luminosità elevata, ma la risoluzione di immagine e i
dettagli visibili sono confrontabili con quelli offerti da un buon rifrattore
da 70mm, il quale vince in termini di contrasto e finezza dei dettagli.
Stelle doppie ad alto ingrandimento per fortuna si mostrano
nitide con dischi di Airy regolari seppur interrotti dagli spider del
secondario in modo simmetrico. Ho notato anche la presenza di una certa
cromatica laterale dovuta al gruppo ottico correttore. Sono stati impiegati per
le osservazioni oculari ortoscopici della Fujiama, lenti di altissima fattura
ottica esenti da cromatismo e aberrazioni varie.
Foto in proiezione afocale della Luna. Si nota bene la presenza del residuo di cromatica laterale
Concludendo: non mi è ben chiaro cosa volesse ottenere da questo progetto la Vixen quando il VMC è stato immesso nel mercato. La bassa qualità ottica ed il residuo abbondante di sferica non lo rendono consigliabile neanche ad un principiante. Se collimato alla perfezione è uno strumento che può essere utilizzato come un buon teleobiettivo per impiego diurno, ma anche quì trovo di gran lunga superiori come correzione e qualità ottica i vari Mak in configurazione classica della Meade e Skywatcher ad esempio.
IN ambito astronomico il mio voto globale è un 5 dato con molta generosità. Pessimo il sistema FLip Mirror e la gestione della collimazione. Il prezzo di vendita era molto basso e allettante ma con la stessa cifra ci si procura un buon rifrattore acromatico da 102mm o un buon newton da 130-150mm, strumenti in grado di offrire molto di più su tutti i tipi di impiego.