Questo
rifrattore acromatico
gode da molti anni di una positiva reputazione, merito della sua grande
qualità ottica, a detta di molti più vicina a quella di un attuale
semi-apo piuttosto che a quella di un comune acromatico.
Oggi è stato rivisto in termini di progetto utilizzando un
focheggiatore di tipo crayford ed una cella ottica a compensazione di
temperatura.
Resta identico il colore bianco latte del tubo ottico ed il paraluce
plastico.
Costruzione:
Lo strumento di cui ho
tenuto il test su
coelum N 158 ( aprile 2012 ) mi è giunto all'interno di un voluminoso
imballo e letteralmente ancorato ad una pesante pedana di legno. Di
quest' ottica mi ha colpito il relativo ingombro, aumentato dall'enorme
paraluce in plastica nera.
A corredo oltre al cercatore 6x30 e gli anelli di ancoraggio vi sono
due ottimi plossl da 25 e 6,3mm.
L'innesto a coda di rondine è meno immediato del solito poichè gli
anelli filettati possiedono un meccanismo di fissaggio alla barra non
proprio standard e piuttosto articolato. Impiegando un cacciavite dopo
qualche minuto ne sono venuto a capo ed ho ancorato il tubo ad una
solida montatura AZ4.
Passando all'analisi delle meccaniche e delle finiture, il
fuocheggiatore ruotabile di tipo crayford è apparso immediatamente
lasco ed impreciso, con abbondanti giochi laterale e movimenti pieni di
scatti e di rumori...per questo si è resa necessaria una mia accurata
registrazione di tutto il sistema per poterne usufruire quanto meno in
modo dignitoso.
L'enorme escursione del tubo di focheggiatura ne consente l'impiego e
la messa a fuoco diretta, ma l'imprecisione elevata è a mio avviso
causa di un improbabile utilizzo con sistemi di ripresa pesanti, ho
evidenziato difatti grossi problemi di image shift a qualunque
ingrandimento.
Rimosso il tappo che protegge l'obiettivo emergono degli abbondanti
riflessi all'interno del paraluce che si colora completamente di viola
e di bianco, francamente c'è da chiedersi come sia possibile per uno
strumento di questo tipo adottare un paraluce plastico e per di più
nemmeno opacizzato, roba da brividi.
Sul
fondo emerge comunque uno splendido obiettivo multitrattato privo
di imperfezioni o disomogeneità, la tinta viola fuxia ricorda i
binocoli e i cannocchiali di derivazione militare Russa.
L'inadeguatezza del paraluce è ben evidente in questo
scatto
Il doppietto acromatico è separato da tre minuscoli distanziali che non
interferiscono con il fascio ottico a differenza ad esempio di vari e
storici rifrattori acromatici Vixen come il 102M ed il 90M.
La cella ottica non prevede la collimazione dell'obiettivo rispetto
all'asse ottico ma dispone di tre piccole viti che agiscono
sull'elemento Crown consentendo il preciso (ma non facile) centraggio
della coppia di vetri.
Questa è anche dotata rispetto alla versione precedente di una chiusura
dei tre fori laterali con silicone al fine di isolare completamente le
lenti da umidità o sbalzi termici che potrebbero introdurre
micro-condense o sfasamenti.
L'opacizzazione interna del tubo ottico è eccellente ed a malapena si
distinguono 4 diaframmi ben calibrati e calcolati. Anche le pareti del
tubo di messa a fuoco presentano dei micro diaframmi ricavati dalla
rettifica.
I
minuscoli distanziali del doppietto, a malapena visibili e non
interferenti nella figura di diffrazione
Star Test:
Eseguito su stella
artificiale posta a
20metri di distanza, ingrandita 300x ha segnalato un'ottica ben
collimata, quasi alla perfezione.
In intra focale anche se un po' gialli gli anelli appaiono nitidi,
regolari e concentrici con ben poca luce diffusa tra di essi, lo spot
centrale viola purpureo è leggermente decentrato ma non
lontano
dalla condizione ideale, generando comunque un lieve rinforzo laterale
del primo anello attorno al disco di airy.
Nel passaggio alla figura di diffrazione extra-focale non ho
evidenziato astigmatismo o stress ottici, gli anelli sono regolari ma
indefiniti come c'era da aspettarsi, un lieve residuo di
sottocorrezione sferica è evidente.
La
definizione di ottica semi-apocromatica francamente non sta ne' in
cielo ne' in terra, siamo di fronte ad un comune acromatico con una
lavorazione ottica e una scelta dei vetri più attenta, ma non credete a
chi provandolo dice di trovarsi di fronte ad un semi-apo. Il residuo
cromatico di quest'ottica infatti seppur ben controllato non è
paragonabile minimamente alla correzione che presentano i diffusi
rifrattori Skywatcher,Orion 80-90-100-120ED. Questo risulta
però
lievemente inferiore al cromatismo che offre uno storico rifrattore
acromatico come il Vixen 102m, da sempre considerato il migliore
acromatico da 4" mai costruito.
A fuoco le figure di diffrazione e i dischi di airy sono regolari e
nitidi anche se come dicevo si evidenzia la leggera sfasatura dei due
centri ottici. La stella artificiale in questo strumento a fuoco,
genera un regolare disco di Airy leggermente più sottile su un terzo
della sua circonferenza, tale difetto è rimediabile solo al banco
ottico.
Nel complesso lo star test è stato superato bene per la categoria dello
strumento.
La prova sul cielo:
I primi
bersagli in osservazione diurna, costituiti da lontani paesaggi
collinari, mettono in risalto un buon contrasto di questo doppietto che
restituisce immagini ben bilanciate cromaticamente,
l'aberrazione
cromatica comincia a farsi sentire superando gli 80x su soggetti retro
illuminati o di colore bianco. Con gli oculari a corredo era presente
una forte dominante giallo-ocra-verde che svaniva impiegando oculari
dai trattamenti più sofisticati come i Baader Ortho.
Dirigendo il Tal verso il Sole
per un osservazione a tutta apertura ed
in proiezione ho potuto constatare il valido progetto di questo
acromatico in tale tipo di osservazioni. A 42x tramite un Hyperion da
24mm erano evidenti vari gruppi di macchie solari e una zona di facole
che emergeva ad altissimo contrasto. Ben visibile anche la granulazione
e la differenza di luminosità tra le zone centrali e le zone più
periferiche.
Presente una lieve cromatica laterale, direi fisiologica, ottimamente
controllata invece la luce diffusa grazie anche alla validità dei
diaframmi interni e delle vernici ad alta opacità.
La circonferenza del disco solare e le macchie stesse mostravano una
leggera ma non fastidiosa bordatura: blu da un lato e arancio da quello
opposto, in parte aumentata anche dall'alta percentuale di umidità
dell'aria.
Foto del sole:
scatto col metodo afocale. proiezione da oculare Baader Hyperion 24mm.
Notare il residuo di cromatica ai bordi ma l'ottimo contenimento della
luce diffusa.
Pianeti:
Alle primi luci del crepuscolo, sono passato quindi
all'osservazione di Giove e di Venere.
Il primo in fase quasi al 70% sia con il 25mm plossl di corredo sia con
l'Hyperion Baader da 24mm a poco più di 40X, esibiva un disco
planetario bianco a elevatissimo contrasto, con il cromatismo
ovviamente apprezzabile, ma non fastidioso, questo davvero evidente
solo superando i 100x; ottimo anch ein questo caso il controllo di luci
diffuse. A poteri superiori ai 166x l'aberrazione cromatica cominciava
a disturbare e non poco la visione di questo pianeta che costituisce
sempre un severo test per qualunque configurazione ottica a rifrazione:
in ogni caso la stabilità del disco planetario per nulla tremolante pur
se alquanto basso sull'orizzonte è indice di un'ottima intubazione del
doppietto all'interno della cella ottica e dell'efficacia del sistema a
compensazione di temperatura proprio di quest'ultima.
Giove:
Il pianeta mostrava a 40x le
principali bande e tre satelliti medicei molto puntiformi.
Salendo prima a 80x e poi a
166x ho potuto
godere di un'ottima visione del gigante gassoso, con strutture di bande
ben definite e tenuamente colorate con a sud la pallida macchia rossa,
il disco planetario fermissimo e i satelliti estramemente puntiformi e
secchi. La qualità e la ricchezza dei dettagli offerti ha distolto la
mia attenzione anche dal cromatismo residuo, sensibile e tradotto in un
alone circoscritto di un profondo colore viola scuro, questo al pianeta
donava una tinta un po' troppo giallo-ocra carico.
L'utilizzo di filtri come
contrast booster
o fringe killer diventa un must a mio avviso. Gli oculari a corredo
alterano leggermente la neutralità cromatica già compromessa dal
sistema acromatico, donando per esempio al cielo crepuscolare
un'
insolita colorazione verdastra.
Stelle doppie e profondo
cielo:
Usando
come tester alcune coppie nella costellazione di Orione, come ad
esempio
la celebre Rigel ( che possiede una compagna di mag. +6.7 separata da
9,5", difficile da osservare per il notevole divario di luminosità tra
le due componenti specie della gigante bianco azzurra) Il Tal ha
superato notevolmente la prova mostrando a 83x ( ortoscopico da 12mm)
la debole compagna ben staccata e puntiforme, con lo spazio
intercorrente tra le due stelle privo di aloni o luci diffuse, altri
sistemi
binari con luminosità delle componenti pressochè identiche e
separazioni prossime a 1,7" restituivano una gradevole
immagine.
La
facilità di generare
dischi di diffrazione stabilissimi, spesso anche in condizioni di
seeing sfavorevoli rendono quest'ottica particolarmente indicata agli
amanti di questo genere di osservazioni.
Un
rapporto focale come
quello in questione (F10) se di difficile gestione in ambito
fotografico in visuale sfoggia una notevole correzione e planareità di
campo specie nel confronto con rifrattori più aperti come degli F7 o F8.
In
ammassi aperti come le
Pleiadi ho potuto apprezzare la reale puntiformità delle immagini fino
ai bordi del campo, ottima l'incisione dell'immagine con stelle dotate
di colori vividi e privi a bassi ingrandimenti di grosse alterazioni
cromatiche.
Con oculari da 2" si gode di campi reali di ben 2,5°
corretti
quasi come in un costoso rifrattore petzval, M42 a 83x esibiva la su
aparte centrale di un tenue colore verde che avvolgeva le stelle del
Trapezio, perfettamente risolte e puntiformi come capocchie di spillo.
La finezza dei dettagli consentiva con la visione distolta di percepire
le zone più distanti di questa grand enebulosa, dando una sensazione di
elevata profondità, paragonabile a quella offerta da un Newton o
catadiottrico da 18-20cm di diametro, ma con maggiore stabilità e
risoluzione dei dettagli.
Conclusioni:
Nei
giorni in cui ho avuto a disposizione l'esemplare per la prova non era
purtroppo presente la Luna. Anche se sono state riscontrate
significative incertezze meccaniche e cosmetiche rispettivamente nel
focheggiatore e
nel paraluce il Tal costituisce una valida scelta per l'appassionato di
sole luna pianeti e stelle doppie.
L'ampio
campo corretto ne
consente un impiego proficuo anche in osservazioni deep sky a patto di
utilizzare ottimi oculari da 2".
In
merito al cromatismo mi
sento di muovere una critica all'enfasi che ne viene data: seppur ben
controllato è un "eresia"
paragonare il Tal 100rs a semi apocromatici o peggio ancora ad
apocromatici, se alcuni ne cantano una correzione analoga al Televue
pronto questa è più per demerito del Televue che non per merito del Tal
il quale possiede un'aberrazione cromatica nettamente superiore agli
attuali ED e rilevabile su qualunque soggetto e a qualsiasi
ingrandimento. Per il resto siamo di fronte ad una buona ottica, il
prezzo forse è un po' elevato considerando la dubbia qualità meccanica
e che con poco più si può disporre di uno Skywatcher 100ED o alla
stessa cifra di un 80ED che a mio parere è superiore in tutto.
Davide Sigillò
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