Oggi che il mercato amatoriale dei telescopi è stato invaso dalla produzione di massa orientale ed in specie cinese c’è da chiedersi, dato che i termini di paragone sono sempre più scarsi e che le scelte sono quasi obbligate, quale sia il livello qualitativo raggiunto.
In questi anni ho avuto modo di
osservare molto e
approfonditamente tramite questi diffusi modelli di rifrattori da
80-100-102mm
proposti sotto vari marchi, ma prodotti da oem
cinesi come
Il discorso del cromatismo è assai complesso come la soluzione ottica dello stesso.
Si tende spesso ad indicare come APO uno strumento “infallibile”, ma è bene ricordare che l’aberrazione cromatica è una delle tante che affliggono un sistema ottico e che l’aberrazione più deleteria di tutte e quasi ineliminabile (dato che le lenti e gli specchi provengono da sezioni di calotte sferiche) è appunto l’aberrazione sferica. Gli APO sono destinati a chi desidera fare imaging, ma nei casi in cui è presente un’ attenta finitura delle superfici ottiche e della loro intubazione sono davvero imbattibili in tutti i campi di applicazione.
Inoltre a mio parere ha poco senso definire apocromatico uno strumento che poi presenta cromatica laterale, ovvero la bordatura dei soggetti osservati di colorazioni spurie quando questi si allontanano dall’asse ottico.
Se poi aggiungiamo la distorsione di campo che raramente viene corretta se non utilizzando correttori e spianatori dati i forzati rapporti di apertura a cui sono proposti oggi i rifrattori, l’ astigmatismo residuo, le aberrazioni extra assiali, eventuali tensionamenti e disassamenti ottici, il coktail è servito.
Mi ero scordato che il primo strumento su cui poggiai l’occhio la prima volta nella mia vita era un modesto rifrattore 60/415 made in Japan, ma nel tempo mi sono anche ricordato che poi pochi altri strumenti mi hanno mostrato immagini da manuale come quel vecchio Konus.
All’ epoca i rifrattori erano quasi tutti Giapponesi.
Le lavorazioni più esclusive costavano un occhio della testa, ma i controlli severissimi e le produzioni in quantità limitata assicuravano un’esecuzione allo stato dell’ arte delle ottiche.
Ora che la media produce ottiche seriali come se fossero uova di galline allevate in batteria, e se va bene corrette a ¼ di lambda mi domando se un rifrattore glorioso come Il Vixen 102M può ancora tenere il passo ed essere competitivo con gli attuali rifrattori ED di provenienza cinese?
Questi ultimi onestamente funzionano molto bene per il prezzo a cui sono offerti, ma la qualità di lavorazione è variabile e i controlli di qualità sono molto blandi.
Il vecchio Vixen 102M che ho trovato nel mercato dell’ usato in condizioni eccellenti e ad un prezzo ottimo, rappresentava per l’astrofilo evoluto il punto di arrivo e per il principiante uno strumento da sognare assieme ai mitici serie fluorite.
Io incuriosito dagli elevati
standard di qualità Vixen negli
anni 80 e 90 che ricordo garantivano ottiche corrette a 1/8 di lambda
mi sono procurato
questo oramai telescopio vintage
sostituito dal più moderno Vixen 105M che è dotato di
focheggiatore da
I rifrattori che ho adoperato e analizzato per qualche anno e che confronto sono i modelli 80-100ED Orion-Skywatcher e i vari 102ED doublet f/7 proposti sotto svariati marchi.
Ciò che mi ha convinto o meno in questi anni di osservazioni con questi strumenti cinesi è difficile da esporre in un breve articolo, per cui vi rimando ai miei relativi test, ma sommariamente elenco i pro e i contro, ossia:
Buona-ottima correzione cromatica nei modelli che utilizzano il vetro fpl53 e ottimo potere risolutivo in condizioni di calma atmosferica, lavorazione e intubazione però cinese, spartana e imprecisa. Collimazione poco stabile in tutti questi strumenti, abbondante cromatica laterale. Le lenti del doppietto presentano un diametro leggermente diverso, l’ elemento crown positivo è leggermente più piccolo e non essendo colmata la differenza sui bordi interni della cella tende di conseguenza ad inclinarsi rispetto alla conca del menisco flint generando coma e astigmatismo.
Scarsa correzione cromatica nei modelli 102 Ed in HFK-61 e Gravi a volte irrimediabili errori di collimazione .
In tutti questi strumenti a parte il modello da 80mm è presente una sottocorrezione sferica pronunciata. Tutti elementi che degradano le prestazioni sul campo.
Li reputo tutto sommato ottimi strumenti fotografici nelle focali più brevi, e universalmente validi per osservazioni di livello nelle focali più lunghe.
Il Vixen
La cella ottica di questo strumento non è collimabile, ma ricordo che questo è un problema inesistente…..la prima e vera collimazione è da eseguire tra i due elementi ottici e nel loro posizionamento all’interno della cella, una volta raggiunta lo strumento non si può scollimare a meno che sia inadeguata la cella stessa o la spaziatura dei vetri. Le celle collimabili con sistema di tiraggio a tre coppie di viti regolano solo l’assialità e precisamente l’inclinazione del fascio tra cella ottica e focheggiatore, ma non agiscono sugli sfasamenti laterali dei due elementi che costituiscono un doppietto. La registrazione degli elementi può essere presente solo se vi sono dei grani posti in corrispondenza degli elementi ottici che agiscono direttamente sul vetro ma è a mio avviso un inutile complicazione se le rettifiche sono adeguate e i materiali presentano un analogo coefficiente di dilatazione termica, il resto sono rimedi poco efficaci.
Immaginatevi di regolare la coassialità dei centri ottici di un tripletto con 12 grani totali che toccano il vetro…..brividi, c’è da uscirne pazzi.
Il limite costruttivo di questo
strumento made in Japan è
dato dal focheggiatore che è concepito e diaframmato per l’utilizzo di
oculari da
31,8mm quando una configurazione ottica di questo tipo rende moltissimo
in
osservazioni a largo campo con oculari e diagonali da
L’obiettivo montato in una cella adeguata possiede una debole colorazione celeste-azzurrina data dal trattamento antiriflesso di vecchia generazione. Ad ispezione visuale appare comunque privo di imperfezioni anche se le colle utilizzate per posizionare i distanziali sono un po’ abbondanti e fuoriescono leggermente di qualche micron. I vetri impiegati non presentano l’annerimento laterale a differenza dei rifrattori made in China.
Una volta messo l’occhio in osservazione diurna in questo strumento senza l’uso di diagonali o specchi deviatori, tramite un super plossl japan da 26mm l’immagine restituita rispetto a quella offerta da un 80ED skywatcher , mi ha oggettivamente deluso.
A soli 38x il cromatismo rispetto ad un apocromatico o semi apo si percepisce di già e nell’ insieme le immagini presentano una debole dominante giallo-verde.
Passando ad un ortoscopico baader da 9mm che fornisce un potere di ingrandimento da 111x, l’immagine è affogata in una tonalità viola e ogni soggetto contornato da bordi giallo-verdi e viola.
Passando allo star test su stella artificiale posta a 100metri di distanza è emersa una buona lavorazione con anelli in intrafocale ben nitidi ed una sostanziale uniformità con l’immagine in extra focale a segnalare un eccellente correzione sferica. Nelle posizioni più lontane dal fuoco in intra focale si crea la classica Y dovuta al sovradimensionamento dei distanziali. Questi per non interferire non dovrebbero mai vedersi osservando l’obiettivo dal focheggiatore senza oculari, soluzione adottata nei Takahashi. Personalmente nei rifrattori che ho avuto modo di possedere ho sempre rettificato i distanziali eliminando il fastidio della loro interferenza.
A fuoco le immagini presentano una regolarità esemplare, anche se gli spaziatori interferiscono appunto col fascio ottico… Il contrasto su ogni soggetto è molto alto, ma l’eccessiva dispersione di questi obiettivi fraunhofer nonostante l’elevata qualità di lavorazione non consente ( quantomeno a me ) di apprezzare le prestazioni di questo obiettivo.
La puntiformità stellare è buona così come la correzione di campo ( siamo a F/10 ) ma l’alone diffuso attorno alle stelle più luminose personalmente disturba molto.
Il campo ideale di applicazione di questo strumento è l’osservazione di stelle doppie ove la migliore lavorazione e i dischi di diffrazione da manuale si fanno sentire e risultano vincenti rispetto ai vari 80-100 ED che come dicevo tendono ad essere spaziati in aria male o a perdere la collimazione.
Sui
pianeti la resa è molto buona, devo ammettere che il
potere risolutivo è elevatissimo grazie alla fine lavorazione delle
ottiche, ma osservando la Luna la colorazione giallo verde che il
satellite assume, essendo abituato ad osservare in doppietti a bassa
dispersione, mi delude e mi distoglie dalla buona qualità dei
dettagli offerti.
Il residuo cromatico lo pone nettamente dietro anche al tanto da me maltrattato e criticato Orion 102Ed premium che se avesse una cella ottica adeguata e una collimazione stabile come questo vixen lo annienterebbe letteralmente, quanto a correzione e prestazioni sul campo.
Non parliamo poi del modello da 100mm ED orion-skywatcher che è anni luce avanti in termini di saturazione dei colori e contenimento della cromatica, oltre che a pesare meno ed essere più trasportabile è anche più economico e sfoggia prestazioni straordinariamente interessanti per una lente di soli 100mm. Quest’ultimo fotograficamente nonostante il rapporto focale un po’ più lento è una bomba, nettamente superiore al modello più piccolo da 80mm!
Concludendo…..
Il Vixen
Tanto di cappello all’attuale
produzione cinese e taiwanese
di questi rifrattorini apo-semi apo. Il gap che una volta era enorme
tra le due
produzioni è stato annullato e oggi con poco ci si porta a casa
rifrattori che
stracciano questi vecchi gloriosi strumenti che hanno scritto la storia
dell' astrofilia.
Oggi io non sostituirei mai un rifrattore ED con questi strumenti vintage……forse giusto col Kenko o col Vixen 90/1300, ma rimanendo nel campo degli acromatici oramai ritengo superata e chiusa un epoca.
A non aver osservato nel vixen 102m in gioventù oggi comprendo che non ho commesso niente di imperdonabile, il mio Newton 114/500 auto costruito con ottiche Zen corrette a 1/16 di lambda che avevo nel 1994 mentre erano tanto in voga questi rifrattori era una bomba anche sui pianeti, nonostante fosse un f 4! Immagini a lama di rasoio e ovviamente zero cromatismo, tanto che nel lontano 1995 attraverso un ortoscopico vixen da 4mm riuscii a vedere un saturno incredibile con gli anelli completamente di taglio, bande scolpite, satelliti e contrasto altissimo.
Ho avuto modo di osservare in molti strumenti acromatici e mi aspettavo molto di più da questo rifrattore…. segnalo che lo strumento esaminato è privo di qualunque difetto ottico come stress, astigmatismo e sferica…i limiti sono dovuti ad uno schema ottico che può essere accettato da un neofita e con poco prezzo orientandosi verso strumenti non necessariamente japan visto il livello raggiunto oramai dalla Cina. Unica eccezione la fanno i vecchi modelli in fluorite minerale.
Reputo il vixen 102m oramai un pezzo da collezione, un signor rifrattore acromatico con una eccellente correzione sferica, ma senza voler offendere i fortunati possessori di questo storico strumento i criteri costruttivi, di scelta dei vetri e dei trattamenti sono ad oggi estremamente obsoleti.
Anche gli attuali modelli da 105mm di ultima generazione hanno un costo di circa 1000-1200 euro, per non parlare dei NA 120 e 140 che hanno un prezzo vicino ai 2000 euro e non sono altro che acromatici spianati per fotografia. Io per quelle cifre penserei più ai modelli ED cinesi che costano la metà e hanno un rapporto prezzo prestazioni molto più elevato, sennò tanto vale passare ad un takahashi.
Tenetevi stretti ai vostri ED !
Davide Sigillò