Quando
parliamo di telescopio rifrattore molti sapranno che trattiamo dello
strumento che ha rivoluzionato il mondo e la concezione dell'
Astronomia fino ad allora imprigionata nel dogma della teoria Tolemaica.
Questo strumento nonostante le lotte e le diatribe sorte per
attribuirne il vero "padre" realizzatore fu' puntato per la prima volta
verso il cielo da Galileo Galilei nei primi del 1600, il quale; come
dichiara "...et infinitamente rendo grazie a Dio, che si sia
compiaciuto di far me solo primo osservatore di cosa ammiranda et
tenuta a tutti i secoli occulta.", sfruttò il principio degli
occhialetti realizzati in Olanda in quel periodo per poi svilupparne,
grazie alle sue doti di costruttore e genio indiscusso uno che rispetto
a quello Olandese arrivava ad offrire ingrandimenti superiori, circa
8x. Non disponendo di vetri e lenti adeguate a perfezionare
ulteriormente questi antenati Galileo cominciò a lavorarsi da se queste
"materie prime" arrivando così a realizzare un occhialetto che
accoppiava una lente obiettiva convessa di circa 40mm ad una piccola
lente concava che costituiva il primo oculare realizzato. Per ovviare
ai difetti di molatura presenti ai bordi della lente obiettiva convessa
introdusse anche il primo diaframma ( circa 20mm di apertura libera).
Con questo strumento riuscì ad ottenere ben 30 ingrandimenti e lo
rivolse verso il cielo, il resto è storia ben nota.
Senza addentrarsi troppo nelle teorie della natura della
luce...corpuscolare, ondulatoria, elettromagnetica e quantistica...la
luce che noi
percepiamo è compresa in un intervallo di lunghezza d' onda che va dai
400 ai 700 nanometri all' interno
di questo intervallo chiamato spettro visibile, la somma dei diversi
colori
costituisce la luce bianca, al di fuori di questo invece abbiamo
lunghezze
d'onda non percepite dall' occhio umano: l'infrarosso e l'
ultravioletto ad esempio.
Un fascio di luce che attraversa la superficie di separazione tra due
mezzi diversi, in questo caso aria-vetro-aria deviato (rifratto)
e l' angolo con il quale la luce bianca viene rifratta varia per ogni
colore e lunghezza d' onda da cui è costituita il primo a teorizzare
quest' aspetto fu Isaac Newton.
E' ciò che accade quando un raggio di sole attraversa un comune prisma
oppure un cristallo o uno zircone...la luce bianca si scompone in tutti
gli intervalli che la compongono, proiettando una specie di arcobaleno
costituito dalle diverse "righe" spettrali chiamate linee di Fraunhofer.
Cromatica Assiale e Cromatica
Laterale:
Nel telescopio rifrattore la luce bianca che attraversa la lente
convergente ( biconvessa o positiva ) che funge da obiettivo presenta
il comportamento visibile in foto. Il punto focale della luce violetta
è più vicino all' obiettivo a lente convergente mentre il punto in cui
si focalizza la luce rossa è più distante rispetto alla prima. Gli
altri colori invece presentano un punto di focalizzazione intermedio
tra la luce violetta e la luce rossa. Potete verificare col vostro
rifrattore con una specie di snap test che sfuocando un' immagine, il
soggetto osservato non è ovviamente più nitido, ma il violetto che lo
circonda scompare, segno della presenza di punti di fuoco non
coincidenti per i vari colori.
Questo
comportamento è conosciuto come
Aberrazione Cromatica assiale ed ha rappresentato per molto tempo il
limite di questi strumenti.
Tale fenomeno si traduce in una iridescenza che compromette la
qualità delle immagini ed è dovuto all' incapacità di questi obiettivi
di
trovare un punto di fuoco univoco per tutte le lunghezze d' onda dei
colori. Questo effetto deleterio per il contrasto dell' immagine appare
molto evidente quando osserviamo un
soggetto retro-illuminato, ad esempio un comignolo che si staglia su un
cielo bianco o una antenna..
Oltre alla
cromatica presente sull'
asse ottico vi è anche un altro tipo di aberrazione policromatica:
quella extra-assiale chiamata cromatica laterale. Anche quì
vi è
l' incapacità di focalizzare su uno stesso punto i vari colori, questa
volta però sul piano focale nelle posizioni lontane dall' asse ottico,
è una specie di coma ove gli anelli luminosi che circondano il punto
immagine sono costituiti da sfrangiature delle lunghezze d'onda non
focalizzate. Questo difetto si trova anche in telescopi ben corretti
dal cromatismo in asse come lo sono molti semi-apo. Anche in alcuni
schemi oculari è visibile la cromatica laterale quando si porta una
stella o un pianeta a bordo campo e vediamo che si borda di colorazioni
spurie.
Il problema del
cromatismo che affligge questo schema ottico fu ampliamente risolto nel
1700 quando fu introdotto il
primo obiettivo Acromatico, composto non più da una sola lente ma da
due di cui una convergente ( attuale crown positivo ) e l' altra
divergente ( flint negativo) realizzate appunto con vetri di diverso
indice di rifrazione. Grazie a questo brevetto dell' inglese Chester
Moor Hall, le immagini migliorarono notevolmente la loro qualità, l'
utilizzo di due vetri a diverso indice di rifrazione consentiva di
focalizzare molto meglio le varie lunghezze d'onda del visibile, pur
rimanendo anche con l' avvento dell' obiettivo acromatico di
tipo
Fraunhofer, un residuo di luce violetta conosciuta ad oggi come spettro
secondario o residuo cromatico.
Gli obiettivi dei telescopi rifrattori attuali presentano quasi tutti
una correzione buona ma non perfetta di questo problema. Infatti
nonostante l' utilizzo di vetri a desiderato indice di rifrazione, un
altro aspetto fondamentale per la qualità dell' immagine è costituito
dalla Lunghezza Focale; distanza in cui il fascio di luce una volta
attraversato l' obiettivo crea l' immagine sul piano focale. il
cromatismo residuo aumenta al diminuire del rapporto di apertura dell'
obiettivo. Ossia a parità di lavorazione un rifrattore acromatico di
10cm ad f/5 mostrerà un residuo cromatico nettamente più abbondante di
un acromatico lavorato ad f/12. Ragion per cui i rifrattori Acromatici
Lunghi risultano i più votati per l' alta risoluzione e la fedeltà
cromatica che offrono grazie al fatto che una elevata lunghezza focale
consente un punto di focalizzazione delle varie lunghezze d'onda più
univoco.
Non a caso tra i migliori rifrattori acromatici usciti sul mercato
dell' Astronomia strumentale si annoverano i Vixen ed i Kenko,
realizzati con rapporti focali di F/12 e F/15.
Era però ovvio che simili configurazioni risultavano molto ingombranti
e scomode da utilizzare e trasportare...solo recentemente grazie all'
impiego di vetri di particolare composizione chimica e ad elevato
numero di Abbe ( una scala realizzata dall' omonimo ottico
per classificare l'indice di rifrazione e coefficiente di
dispersione dei vari tipi di vetro... es: nell intervallo compreso tra
70 e
90 abbiamo infatti i vetri denominati ED ) è stato possibile
contenere tale lunghezza focale senza deteriorare la qualità dell'
immagine.
Tali Rifrattori sono stati chiamati Apo-cromatici, ossia progettati per
eliminare ( o almeno ci provano) totalmente il fenomeno dell'
Aberrazione Cromatica.
L' utilizzo di
questi vetri a
bassissima dispersione che vantano nella loro composizione la Fluorite
naturale o sintetica consentono di ridurre notevolmente l'
ampiezza dello spettro secondario e di poter utilizzare così
configurazioni più aperte ( f/5 f/6 f/7 f/8 ) e cromaticamente ben
corrette.
Nel Rifrattore un
ulteriore "up-grade"
è costituito dall' utilizzo di
un' obiettivo a tripletto, composto come ben si capisce da tre lenti al
fine di migliorarne ulteriormente la correzione cromatica si assiale
che laterale. E' noto che un rifrattore genera per
caratteristiche intrinseche alle sue geometrie ottiche un piano focale
molto curvo, questa caratteristica del piano focale viene indicata col
valore della curva di Petzval.
Alcuni Rifrattori
chiamati
Orto-Apocromatici o Aplanatici sono stati
progettati per offrire un campo spianato utile soprattutto in
fotografia. Montano prima del piano focale un sistema ottico
aggiuntivo costituito da una, due o tre lenti che svolgono la funzione
di correggere il campo e spianarlo fino ai bordi estremi. Ad esempio
alcuni rifrattori Takahashi, Pentax e Televue rientrano in
questa categoria.
E' bene chiarire che la realizzazione di uno strumento e di un
obiettivo astronomico è sempre un compromesso tra numerosi aspetti.
Lo strumento perfetto a mio avviso non esiste, ma risulta un
interpretazione quasi artistica alla risoluzione dei problemi di
interazione tra la luce ed i mezzi che essa deve incontrare sul suo
cammino che è tra l' altro la definizione di ottica.
Il telescopio
rifrattore grazie a caratteristiche come
assenza di ostruzione centrale, tubo chiuso che evita turbolenze
interne, unica direzione del fascio di luce che non viene
riflesso più volte come nei catadiottrici, risulta se ben realizzato
uno strumento ad elevato potere risolutivo, contrasto e ad alta
stabilità di immagine.E' uno schema ottico che se ben collimato non
richiede particolare manutenzione e puo' essere facilmente utilizzato
da un principiante. D' altro canto, per ottenere una buona qualità
ottica l' elevato rapporto focale lo rende poco maneggevole e
versatile, mentre nel caso di strumenti Apocromatici, la versatilità
ottica e fotografica data da rapporti focali molto spinti unite all'
elevata qualità ottica offerta si pagano
molto care.
Mentre un buon rifrattore Acromatico Giapponese da 100mm si aggira
attorno ai
900 euro un ottimo Apocromatico della medesima apertura oscilla
tra i 2500 e
i 4000 euro. Ancora: un ottimo rifrattore semi-apo da 80mm si
trova a 300-400 euro, un analogo rifrattore Apocromatico con obiettivo
di produzione Russa supera facilmente i 2000 euro!
Davide Sigillò